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L’impero del vampiro – Jay Kristoff

Di Lettrice Per Passione
11 min

«De León. Sei vivo.»
«Purtroppo.»
«Come?»
«Dio non mi voleva. E il diavolo aveva paura di aprire la porta.»

Danton Voss vs Gabriel De León

Questo libro è stata una rilettura, in vista dell’uscita del secondo volume. Volevo rinfrescarmi le idee, ma soprattutto, volevo dare a Jay Kristoff una recensione degna di nota, perchè la prima volta che ho letto questo capolavoro il blog non esisteva e nemmeno la pagina Instagarm. Per cui, eccomi qui. Prima o poi darò una recensione anche alle Nevernight Chronicles. Datemi tempo.

Il libri di Kristoff vanno assaporati, ad una prima lettura. Quando «L’impero del vampiro» è stato pubblicato in Italia il 14 settembre 2021 e sono passati quasi tre anni da questa prima lettura, mi ricordo che ci misi quasi due settimane a leggerlo, la prima volta, perchè gli ho voluto prestare la dovuta attenzione. Questa volta ci ho messo tre giorni.

Kristoff ha dato un nuovo punto di vista sui vampiri, portato in maniera magistrale, con una scrittura complessa, che è cresciuta moltissimo da quando sono state pubblicate le Cronache di Nevernight. Gabriele Giorgi è un traduttore davvero sensazionale: ho letto stralci di questo libro da una delle edizioni che ho in lingua originale, e la versione italiana non ha nulla da togliere a quella originale.

Gabriel De León è l’ultimo dei Santi d’Argento, figli di donne umane e di un vampiro che può appartenere ad una delle quattro stirpi attualmente conosciute: Voss, Ilon, Dyvok e Chastain. Ognuna di queste stirpi ha una prerogativa, una sorta di potere, una casata con uno stendardo e un motto, ed esponenti che sono assurdamente potenti. Gabriel De León non appartiene a nessuna di queste, però. Una delle sue particolarità è proprio questa: lui, se riesce a risvegliare il suo potere, brucia la carne dei vampiri fino a ridurli in cenere. La storia inizia con il nostro Gabriel prigioniero nella cella di un castello, di proprietà di Margot Chastain, della stirpe omonima: si trova insieme a Jean-François della stirpe omonima, fedele servitore della sua imperatrice. Deve narrare la sua storia, partendo dall’inizio, con tutti i particolari del caso, come se la narrasse ad un bambino, gli ripete più volte Jean-François.

Per cui, Gabriel racconta la sua storia, partendo da quando era poco più che adolescente, quando il sole è stato oscurato da una nube nera e da allora i vampiri vagano liberi, senza vincoli – lo chiamano il Sine Die. Inizia a parlare della sua famiglia, di suo padre adottivo, di come lo disprezzava, di quanto amava sua madre e le sue due sorelle, di quando il suo dono si manifesta prima difendendosi dalle botte di suo padre, e successivamente con la figlia del borgomastro. Sta per essere linciato dalla folla, quando gli appartenenti all’Ordo Argent giungono nel suo villaggio e lo portano al monastero di Santa Michon, dove ci sono altri come lui. Inizia il suo addestramento come iniziato dell’Ordine e partecipa a numerose battute di caccia per uccidere i vampiri e gli abbietti.
Solamente che il nostro Gabriel va a pestare i piedi sbagliati: durante una sua caccia, incontra una vampira antica, Laure Voss, nientemeno che figlia del Re Sempiterno, Fabién Voss. Il quale sta cercando il Santo Graal, la coppa sacra di Santa Michon, quella che potrebbe mettere fine al Sine Die.

L’avventura di Gabriel salta da un momento all’altro della sua vita: torna indietro e va avanti, a quando lui ha affrontato numerose battaglie, a quando ha ucciso il Re Sempiterno. A quando cresce all’interno del Monastero di Santa Michon e a quando incontra Astrid Rennier e Chloe Sauvage, sorelle della congrega di Santa Michon. A quando incontra, dopo sedici anni, di nuovo sorella Chloe e la sua bislacca compagnia, composta da un prete, un bardo, una barbara e un apparente ladro. Del resto, è prigioniero di Margot Chastain e sta raccontando la sua storia.

Senza narrarvi troppo quello di cui parla questo libro, vi posso semplicemente dire che è assolutamente spettacolare. Il worldbuilding è pazzesco, curato nei minimi particolari e Kristoff ha creato un mondo complesso, composto da quattro stirpi che hanno ciascuna una particolarità. Ogni personaggio che è stato inserito ha una storia, che viene scoperta pian piano, durante il racconto. La bravura di Kristoff sta proprio in questo: nell’intrecciare le storie di ciascun personaggio per poter far trovare un senso al lettore solo alla fine della storia. E lasciarti a bocca aperta.

Kristoff è un autore che non si preoccupa di far soffrire i suoi lettori: sì, perchè questo libro vi porterà a piangere lacrime di tristezza, a stupirvi, a gioire persino, per la morte di un personaggio. Non dovete affezionarvi ai personaggi che crea Kristoff, o forse sì, perchè anche se muoiono, lasciano il segno.

Inutile dire che il mio preferito è il Re Sempiterno, Fabién Voss, perchè io ho un debole per i cattivi. Questo personaggio appare per una decina di pagine circa, su tutte le 720 del libro, ma quando lo fa, lascia il segno.

Ho adorato tutto, di questa storia; non vedo l’ora di leggere il seguito, con la dovuta attenzione. Ammetto di essere un po’ titubante, un po’ in apprensione per Gabriel, esaltata per le stirpi vampiriche.

Questo libro è un capolavoro e merita tutta la vostra attenzione.

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