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Il principe prigioniero – C. S. Pacat

Di Lettrice Per Passione
13 min

«Perdere e guadagnare tutto in un battito di ciglia. È il destino di tutti i principi che devono ascendere al trono.»

Laurent

Buongiorno lettori!
Parto subito con una premessa importante: ho letto prima Dark Rise della trilogia del Principe Prigioniero e devo dire che sono due titoli totalmente differenti tra loro.
Ho avuto modo di parlare un po’ con la traduttrice italiana dell’autrice, Claudia Milani, e ci siamo confrontate su alcuni aspetti di entrambe le opere e soprattutto sulla scrittura dell’autrice, C. S. Pacat.

Questa trilogia ha tante qualità, alla fine: è coinvolgente, mescola due mondi completamente differenti tra di loro, due personaggi diversi per carattere e personalità, e soprattutto ha una base di narrazione militare e strategica molto interessante.

Veniamo a noi. Il libro che ho letto si compone dei tre volumi della serie, e devo dire che sono tutti belli a modo loro. L’autrice ha avuto la bellissima idea di mescolare due culture completamente differenti: la Grecia Antica e la Francia del XVIII secolo, con le loro culture e tradizioni, chiaramente un po’ modificate, in chiave fantasy. Così abbiamo due regni principali, Akielos, che si ispira all’antica Grecia, e Vere, che invece si ispira alla Francia del XVII-XVIII secolo. Sono due regni in conflitto tra loro, perchè ognuno vuole la supremazia sull’altro e per questo i protagonisti e gli antagonisti di questa storia hanno ideato varie macchinazioni e intrighi, che effettivamente tengono il lettore incollato alla pagina.

Al di là della storia d’amore che nasce tra Damen – Damianos – e Laurent, i due protagonisti, che non è per niente scontata, alla fine, perchè è travagliata ed è costruita sulla fiducia reciproca, che faticano a trovare, devo dire che il libro non è affatto male. La storia si presenta bene, la Pacat ha una penna implacabile per alcune vicende e questo si vede anche in Dark Rise.

Sicuramente la trilogia del Principe Prigioniero è un gradino sotto rispetto a quella di Dark Rise, ma come Kristoff è cresciuto tra Nevernight e l’Impero del Vampiro, anche la Pacat, secondo me, è cresciuta molto tra questa trilogia e quella di Dark Rise.

Un breve riassunto dei libri che fanno parte della trilogia.

Il principe prigioniero – Il primo volume della saga presenta i personaggi e soprattutto è un po’ lento, perchè presenta anche le dinamiche della storia. Damianos è l’erede al trono di Akelios, l’eroe del momento, colui che ha vinto la battaglia di Marlas sconfiggendo l’erede al trono di Vere, Auguste. Il fratellastro di Damianos, Castor, si impadronisce del potere di Akielos e imprigiona Damianos, gli cambia nome e lo trasforma in uno schiavo, Damen, che viene inviato nel regno di Vere, come dono al principe ereditario, Laurent, da parte dello zio reggente. Damen si ritrova in una situazione decisamente scomoda, in un territorio a lui sconosciuto, con usanze barbare e ai limiti dello sfrenato, schiavo di un principe freddo, che lo costringe a compiere atti terribili, tanto che all’inizio non lo sopporta – beh, chi sopporterebbe chi ti ha ridotto in schiavitù?
La svolta, in questo primo libro, si verifica quando Damen viene a conoscenza degli intrighi e delle macchinazioni che infangano la corte e di cui anche Laurent è al corrente e si ritrova a collaborare con lui, suo malgrado, per evitare il peggio. Il problema è che Laurent non ha idea di chi sia Damen realmente, e questo è un freno, perchè Damen stesso non può rivelare al principe di Vere che è stato lui ad uccidere suo fratello.

La mossa del principe – Il secondo volume è un libro di transizione. I due principi, o meglio il principe di Vere, Laurent, e il suo schiavo, Damen, attraversano il territorio di Vere, diretti verso le montagne, per cercare alleati che possano aiutarli nella guerra contro il reggente di Vere, che si è rivelato un regnante subdolo, avvezzo alle macchinazioni, e non solo contro Akielos, il regno da cui proviene Damen, ma anche nei confronti del principe stesso, Laurent. In questo libro, oltre alle strategie di guerra, ai vari personaggi che fanno da corollario e che giungono in aiuto del principe Laurent, Damen conosce meglio proprio quel principe a cui è stato destinato come schiavo e, sempre mantenendo nascosta la sua identità, riesce a dimostrare che in battaglia sa farsi valere e così, dopo aver sventato altri intrighi, riesce ad ottenere il rango di capitano dell’esercito, senza che Laurent venga a conoscenza della sua identità. Il rapporto tra i due si fa sempre più serrato e, anche non volendo, Damen si ritrova a provare una sorta di sentimento nei confronti di Laurent, soprattutto un desiderio impellente. Laurent non è certo un principe sprovveduto: è calcolatore, freddo, sa perfettamente quello che fa e Damen si stupisce di ogni sua mossa, perchè si rivela essere quella giusta. Il loro rapporto cresce in una sorta di fiducia controllata. Ci sono svariati colpi di scena, tra cui quello del ritorno di Damianos, che esce allo scoperto.

L’ascesa dei re – In questo terzo ed ultimo libro, le carte in tavola vengono scoperte. Le macchinazioni che pensavate fossero in atto si rivelano essere ancora più intriganti e soprattutto dense di colpi di scena. La guerra va avanti, entrano in scena diversi personaggi nuovi, come Nicandros, amico di Damianos, e ci si addentra nel territorio di Akielos, con un esercito che non è lontanamente paragonabile a quello di Castor. Bisogna giocare d’astuzia, perchè gli intrighi sono peggiori di quelli che si immaginano. A sud, nelle terre di Akielos, l’esercito di Castor si sta riunendo e, per confondere le acque, lo stesso usurpatore lascia indietro la sua amante, Jocasta, subdola quanto lui. A nord, Laurent è costretto ad affrontare la verità di avere di fronte l’assassino di suo fratello, ma lo fa sorprendentemente con una calma e una freddezza quasi impossibili da giudicare. Il reggente di Vere non è quello che sembrava all’inizio: è molto peggio. La fiducia tra Laurent e Damen si rafforza, nonostante le difficoltà.

Vale la pena leggere questa trilogia? Sì, anche se ci sono dei difetti, sono dei libri molto godibili, però ci sono alcuni disclaimer da fare: la Pacat non ha remore nell’utilizzare temi come l’abuso sessuale, la schiavitù, la violenza, e quant’altro. In tutto e per tutto prende il peggio delle due culture – antica Grecia e Francia del Settencento – e le inserisce nel romanzo, ma d’altronde non c’è da stupirsi: il sesso nell’antica Grecia era una cosa comune, così come l’omosessualità, e anche nella Francia del Settencento non erano certo dei santi. Se tutto questo può urtare la vostra sensibilità, allora non leggete questo libro, perchè ci sono anche abusi fisici che vengono descritti, come le frustate che Damen è costretto a sopportare, che lo portano quasi alla morte.

A parte questo, la trilogia è senz’altro bella da leggere, per quanto riguarda soprattutto gli intrighi di corte e la vicenda in sè.

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