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L’impero dei dannati – Jay Kristoff

Di Lettrice Per Passione
13 min

«C’è saggezza nell’ascoltar quando i corvi gracchiano.»

Nikita Dyvok

Finalmente anche io ho il tempo di dedicarmi alla recensione di questo secondo libro della nuova trilogia di Jay Kristoff.
Come amo sempre dire, e non smetterò mai di ribadirlo, in nessuna delle recensioni che riguardano questo autore, Kristoff è cresciuto parecchio, come stile di scrittura, dalle Cronache di Nevernight.

Gabriele Giorgi, del resto, ha fatto un lavoro davvero disumano, secondo me. Lui è un traduttore che dire bravo è dire poco, a mio avviso. Fin dalle prime righe, sono rimasta rapida dalle parole. Forse per tanti non è importante, ma per me la traduzione è tutto, in un romanzo che da lingua straniera viene tradotto in italiano, la mia lingua madre. Leggo tranquillamente anche libri in inglese, qualcosa in francese e in spagnolo, ma vi assicuro che Gabriele è stato sublime, è riuscito a far cogliere anche la più piccola sfumatura emotiva che Kristoff ha scritto.

Indubbiamente, dopo tanto scrivere sui vampiri, questa figura che da un secolo e mezzo a questa parte (forse qualcosina in più) è diventata la figura principe dell’immaginario gotico e fantastico, Jay Kristoff ha scritto un libro dove i vampiri sono davvero dei mostri, dove sono rappresentati per quello che realmente sono. Questo è uno dei plausi più grandi che posso dare all’autore.

In questo secondo libro, il viaggio di Gabriel De Leòn e Dior Lachance prosegue, accompagnato da Liathe, una vampira ematomante, nonchè sorella di Gabriel. Il racconto come sempre è in terza persona. La scena si apre con un prologo in cui Jean-François Chastain si sta riprendendo dall’attacco di Gabriel al suo collo e Gabriel sempre nella sua cella, nella torre. Margot Chastain convoca il suo prediletto e gli consegna una chiave d’argento, chiedendogli di proseguire con il suo racconto, e informandolo che verranno convocate le altre tre stirpi, Voss, Ilon e Dyvok a breve, per cui la cronaca dovrà essere completa. È passata una notte soltanto e quando Jean-François torna da Gabriel il racconto prosegue.
Senza troppi fronzoli e senza troppi spoiler, Gabriel De Leòn sta cercando un modo per porre fine al sine die, dopo aver salvato la vita di Dior Lachance, uccidendo tutti i Santi d’Argento del Monastero di Santa Michon e portandola via da lì. Liathe, che li accompagna, sta cercando di raggiungere un monastero dove si trova uno degli ultimi Esani, vampiri che sfruttano l’ematomanzia come lei, che può dire a Dior cosa fare. Sembra andare tutto bene, ma con Kristoff non va mai tutto bene, proprio perchè oltre a compiere questo viaggio, Gabriel, Dior e Liathe sono inseguiti dai Terrori, Alba e Alène Voss, le prime figlie di Fabièn Voss, il Re Sempiterno, che vuole Dior per sé, anche se non si è capito bene lo scopo di questo desiderio, dato che la giovane Lachance ha bruciato con il suo sangue uno dei suoi figli, Danton Voss.
Le cose si complicano quando, nel gelo dirompente, Gabriel e Dior decidono di fermarsi ad Avelène, la città dove vivono Aaron De Coste e Baptiste Sa-Ismael, i due vecchi amici dell’Ultimo Santo d’Argento. Purtroppo, questa città è stata saccheggiata dai Dyvok e non è finita qui, proprio perchè i Dyvok hanno preso prigionieri la maggior parte dei cittadini, tra cui Aaron e Baptiste. La loro storia non è conclusa, e vi assicuro che vi farà soffrire non poco. Qui il trio incontra anche Phoebe, la leonessa di Saoirse, che si rivela essere una danzavespro, una donna che ha la capacità di trasformarsi in un animale, in questo caso un puma, che fa parte di uno dei più importanti clan dell’Ossway.

Abbiamo, tra gli svariati colpi di scena, anche una divisione del viaggio, perchè durante lo scontro con alcuni Dyvok, Gabriel cade in un abisso profondo e la sua storia continua in maniera separata da quella di Liathe. Ma cosa c’è di nuovo, in questo libro, vi chiederete? Ebbene, le storie si dividono, perchè la chiave che Margot Chastain ha dato al suo prediletto è una chiave d’argento, che apre una porta con battenti d’argento, sorvegliata da alcuni soldati asserviti alla stirpe Chastain e in questa cella è rinchiusa nientemeno che Celene Castia, l’ultima Liathe, sorella di Gabriel, su uno sperone di roccia, circondato da un fiume che scorre poderosamente, perchè l’acqua corrente non può essere attraversata dai vampiri. Ha una gabbia d’argento che gli impedisce di nutrirsi, fissata al mento, che le copre la bocca. La sua storia viene raccontata di pari passo a quella di Gabriel, e vede Dior Lachance presa come prigioniera dai Dyvok, nientemeno che Nikita, il Primigenio, il Cuornero, e da sua sorella Lilidh, la Senzacuore, la primogenita del vecchio Dyvok che Gabriel De Leòn ha trucidato nell’Ossway.
La corte Dyvok è senz’altro descritta bene, è piena di orrori, come qualsiasi corte vampirica e vi assicuro che anche qui verserete le vostre lacrime, senza farvi troppi spoiler.
La vicenda di Dior prosegue dunque in questo ambiente, narrata da Celene a Jean-François, alternata a quella di Gabriel, che invece continua il suo viaggio per la sua strada, insieme a Phoebe. Anche sul loro cammino si interpongono diversi pericoli – gli ultimi Santi d’Argento sopravvissuti che li inseguono, dal momento che hanno scoperto cosa ha fatto Gabriel a Santa Michon, i vampiri che continuano ad infestare le foreste, gli altri danzavespro, verso cui Gabriel e Phoebe si dirigono, per cercare di convincerli che Dior Lachance porrà fine al sine die e anche alla devastazione che questo evento ha portato nelle foreste limitrofe ai loro territori.

È una vicenda intricata che vi terrà incollati alle pagine, anche se io mi sono imposta di leggere questo libro con calma, per assaporare tutto quello che viene narrato. Ho apprezzato tantissimo la descrizione della stirpe Dyvok. Nikita e Lilidh sono due antagonisti davvero spettacolari. Il primo più della seconda. Kiara Dyvok, figlia di Nikita, inizialmente si è dimostrata una cattiva con un bel caratterino, che sul finire però è scemato abbastanza. Non si è rovinata, ma aspettavo qualcosa di più da lei.
La vicenda di Aaron e di Baptiste invece mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca: non vi faccio troppi spoiler, non vi dirò cosa succede, però vi dirò che speravo in un finale diverso, per loro.
Gabriel resta il mio protagonista preferito, ma anche Liathe-Celene, ha un suo perchè.
C’è un colpo di scena finale, che vi lascerà un po’ a bocca aperta e che lascia aperte numerosissime strade.

Kristoff lascia il segno, ancora una volta, e non si smentisce. Speriamo di non aspettare altri tre anni per avere il terzo libro, ma anche se fosse, una rilettura sicuramente la farò, perchè qualche sfumatura sfugge sempre e poi, questo, è uno di quei libri che dovreste rileggere più e più volte, perchè merita davvero tutte le risate per le battute sboccate di Gabriel, tutto l’odio verso i vampiri, tutte le lacrime verso le vicende terrificanti che si verificano, ma soprattutto, tutta la bellezza della traduzione e dei contenuti.

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