Home Miscellanea Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia – M. Rizzo & L. Bonaccorso

Peppino Impastato. Un giullare contro la mafia – M. Rizzo & L. Bonaccorso

Di Lettrice Per Passione
7 min

«Ho molti ricordi di mio fratello, ma sono legato moltissimo a quello di una persona scanzonata, allegra, che organizzava carnevali alternativi, si divertiva con i suoi amici, con i suoi compagni.»

Giovanni Impastato

Buongiorno lettori!
Oggi vi porto a scoprire un fumetto – perchè chiamarla graphic novel non mi sembra corretto, siamo in Italia, ed è un fumetto.
Per di più è edito da Becco Giallo, casa editrice italiana e scritto da Marco Rizzo e disegnato da Lelio Bonaccorso.

La storia di Peppino è ormai nota a tutti, almeno a tutti quelli che hanno memoria per ricordarla. È la storia di un ragazzo che si è opposto con tutto se stesso, con i suoi modi ironici e pieni di allegria alla mafia di Cinisi e di Palermo. Alla mafia siciliana, quella capeggiata da Tano Badalamenti.

La vita di Peppino non è stata facile: nipote acquisito di Don Cesare Manzella, il boss della mafia precedente a Badalamenti, ha vissuto la sua adolescenza conoscendo il comunismo, grazie anche a Stefano Venuti, il pittore che aveva ideologie comuniste e che spesso è stato accusato di far parte delle Brigate Rosse. Eppure, Venuti era un artista, un poeta, innamorato di Majakovskij. Così, Peppino cresce, diventa maggiorenne e si oppone alla mafia, quando a Manzella subentra Badalamenti, perchè il primo è morto in un “tragico incidente” in una contrada di Cinisi.

Peppino ha pestato i piedi a Badalamenti più e più volte, e per questo ha fatto una brutta fine: è stato ammazzato, mascherando il delitto come un incidente, come è accaduto a Manzella, perchè la mafia non fa differenza: se deve togliere di mezzo qualcuno, lo fa senza problemi. Peppino viene da una generazione in cui la mafia era ancora lupara e uccisioni che sembravano incidenti, era la vecchia mafia, non quella attuale, che invece ha i giovani, i picciotti, come si dice, che studiano e assumono posizioni importanti.

Questo fumetto non vuole evidenziare la storia di Peppino, quella è stata raccontata in tutti i modi, con film, documentari, libri, persino con il processo a Badalamenti, che ha visto la sua condanna all’ergastolo per l’omicidio di Peppino. Questo fumetto, con i suoi disegni un po’ spigolosi ma dai colori tenui, ha voluto raccontare la personalità di Peppino: non a caso il sottotitolo è «Un giullare contro la mafia». Giuseppe Impastato era fatto così: ha inventato Mafiopoli, il Maficipio, ha chiamato Badalamenti Tano Seduto. Era ironico, tanto da creare uno spazio, Radio Aut, dove parlava di tutto questo, insieme ai suoi amici.
Ha deciso di candidarsi alle elezioni con Democrazia Proletaria, ma a quelle elezioni non ci è mai arrivato, sebbene abbia preso il 6% dei voti, perchè c’era tanta gente che ha creduto – e crede ancora – in Peppino e nelle sue idee.

Come tutte le cose, non bisogna mai dimenticare quello che è successo, quello che è stato il passato e quello che dovremo raccontare ai ragazzi di oggi. Non bisogna dimenticarsi di Peppino, ma nemmeno di Falcone, di Borsellino, di Francesca Morvillo, di Ilaria Alpi, del generale Dalla Chiesa e di tanti altri. Non sono delitti che sono accaduti un secolo fa: alcuni sono di nemmeno cinquant’anni fa. Io mi ricordo di Falcone e Borsellino: ero piccola, ma mi ricordo ancora quando diedero l’annuncio in televisione, al telegiornale.

Oltre al fumetto, ci sono due interviste: una al fratello di Peppino, Giovanni, e una ad uno dei suoi migliori amici, Salvo Vitale; c’è una cronistoria delle vicende di Peppino e un glossario per alcune parole che nel testo dei fumetti sono riportate in siciliano. Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso sono riusciti a rendere magistralmente la personalità di Peppino e questo fumetto merita la lettura se non altro per comprendere chi era Giuseppe “Peppino” Impastato, qual era il suo carattere e come ha affrontato la mafia sorridendo. Sempre.

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