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Maldoror – I ragazzi della Leggenda – Philippe Lechermeier

Di Lettrice Per Passione
11 min

«Io sono colei che cammina là dove la gente non va mai.
Io sono colei che conosce il seniero dell’ombra quando la luce scompare.»

La morte di Anja

Buongiorno lettori della pagina!
Ho provato a scrivere una recensione unica per i tre volumi di Maldoror, ma è complicato, ci sono troppe cose da dire per ciascun volume, per cui eccomi qui con la recensione del primo!
Ci vuole una doverosa premessa: ho acquistato i tre volumi al Salone del Libro e ho incontrato l’autore che mi ha fatto una dedica molto bella. La riporterò nella recensione del terzo volume: vi basti pensare che il primo contiene un petalo, uno stelo che si collega agli altri due libri e una parte della dedica.

Il libro è stato scritto da Philippe Lechermeier, autore francese che ha già scritto diversi libri per bambini e ragazzi.
La trilogia di Maldoror, pubblicata in Italia da L’Ippocampo Edizioni, oltre ad avere una traduzione fantastica, a cura di Fabrizio Ascari, e una grafica pazzesca a cura di Charlotte Gastaut, come solo la casa editrice sa fare, è davvero un libro che consiglio a tutti gli adolescenti, ma non solo. È indicata, a mio avviso, anche per i giovanissimi lettori, dai dieci anni in su.

La storia in sè è delicatissima e al tempo stesso tratta temi importantissimi, come l’amicizia, il legame che si crea spontaneamente tra un gruppo di ragazzini, che stanno facendo il loro ingresso nell’adolescenza, ognuno con la propria storia da raccontare. Questi temi vengono affrontati in tutti e tre i libri: in questo primo volume, l’amicizia è ciò che principalmente salta all’occhio, oltre che alla sete di avventura e alle paure e alla diffidenza.

Sicuramente la traduzione aiuta moltissimo nella lettura e purtroppo non so così bene il francese da leggere il libro in lingua, ma posso assicurarvi che il lavoro fatto dal traduttore rende benissimo l’idea di tutto ciò che l’autore vuole far passare.

Le vicende iniziano con il suono di un violino, un Guarnieri, precisamente, che viene regalato ad Anja Blumbaum, figlia di un eminente fisico, ed è un regalo che le viene fatto in seguito al diploma ottenuto alla scuola di musica, con merito. Da sempre la giovane Anja ha la passione per il violino, e non solo: come il padre ha una passione per tutto ciò che è meccanico e in questo caso per le locomotive.
Siamo agli inizi del 1900, in una Vienna che è ancora nel territorio dell’impero austro-ungarico, con la Russia alle porte. L’atmosfera è quella slava dove la leggenda di Maldoror si fa strada attraverso un inseguimento. Sì, perchè Anja si ritrova a perdere il treno dove i suoi genitori la stanno aspettando e così si ritrova a capofitto in un’avventura dietro l’altra. Da Vienna finisce a Kiev, sfuggendo alla sua governante e alla polizia russa. Tutti, a quanto pare, vogliono il suo violino. Chissà poi cosa avrà di così speciale.
Durante la sua fuga, capita a Kiev, dove la sua vita si intreccia a quella di Pjotr, un ragazzo che per aiutare la nonna malata, Matuscka, viaggia fino alla città ucraina per trovare un carrozzone e la donna che lo conduce.

Pjotr è un altro dei tasselli di questa storia: un ragazzo che è rimasto orfano di madre, che vive con la nonna e con un padre che lo picchia costantemente – anche se nel libro non viene mai scritto esplicitamente, ma l’autore lo fa capire al lettore.
Ha addomesticato un ragno, Vera, che lo segue dappertutto, racchiuso in una scatola di metallo.
Il giovane giunge fino a Kiev e si ritrova tra le grinfie dei Compagni della Vera Fede, una sorta di fondazione per le opere pie, sotto l’ala della Baronessa Ursula Von Stumpf, che in realtà prende i ragazzi orfani dalla strada per farli lavorare nella sua maestosa villa, e si serve di una parte di questi giovanissimi – il gruppo dei Cancellatori – per compiere numerose malefatte.

Pjotr riesce ad ogni modo a trovare il carrozzone di cui gli ha parlato sua nonna, anche se a bordo ci sono solamente due ragazzi come lui, Pepina e Čavolo, i fratelli che si spostano e sono nomadi: lui è un abile costruttore e suonatore di chitarra, lei invece è una cartomante e ha degli arcani particolari, chiamati gli Indomani, che hanno la stessa funzione dei tarocchi, praticamente.

Al quartetto si unisce un ragazzo muto, Jørn, anche lui suonatore di contrabbasso e ammaestratore di animali. Viene trovato ad uno spettacolo circense, quando il padrone del circo, il signor Boldoni, lo caccia perchè lo ritiene incapace di ammaestrare gli animali e far fare loro quello che vuole.

Così, i ragazzi diventano cinque e intraprendono questo viaggio intervallato da simboli strani, che sembrano non avere senso, ma che tornano sempre e comunque, ovunque vadano. Pepina, insieme al fratello, conosce la leggenda di Maldoror e non è l’unica. L’antagonista della situazione, il Gran Cofto, è convinto di essere il Principe Fauno, ovvero colui che erediterà il regno di Maldoror. Cosa c’entra il violino? Beh, dovete sapere che il violino aprirà le porte di Maldoror con la sua melodia, ed è uno strumento che in tanti, tantissimi stanno cercando.
Sappiate che da Vienna i giovani avventurieri arriveranno a Kiev e si metteranno in viaggio fino alla Siberia, direttamente tra le fauci del nemico: il Gran Cofto.

Come vi dicevo, la storia non è così semplice, e non posso raccontarla tutta, chiaramente, ma vi assicuro che, se inizialmente vi sembrerà di perdervi un po’, man mano che la lettura prosegue troverete il bandolo della matassa: lo scetticismo di Anja sulla leggenda di Maldoror, il fanatismo del Gran Cofto, la fede nella leggenda di Pepina e Čavolo, la Morte di Anja, questo personaggio misterioso che appare alla fine di ogni capitolo. Questo volume ne contiene ben sette, e ognuno dei quali racconta un pezzo della storia. Tutti sono collegati tra di loro, e alla fine vi verrà voglia di leggere il secondo libro tutto d’un fiato, per scoprire come andrà a finire.

Il volume, in fondo, ha un paio di appendici: la prima è un vademecum redatto da un’amica di Anja, Marge, ed è «La verità sulle bugie», la seconda riguarda la prima parte degli arcani dell’Indomani.

Attenzione, la leggenda non verrà svelata subito. Il bello del primo volume è anche questo.

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