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La repubblica d’autunno – Brian McClellan

Di Lettrice Per Passione
13 min

«Taniel, ascoltami. Qualunque cosa ti stia succedendo, sopravvivrai. Sei un combattente.»
«Ma se non valesse la pena sopravvivere?»
«Vale sempre la pena sopravvivere, figlio.»

Tamas vs Taniel

Eccomi qui per parlare della degna conclusione di questa trilogia che io ho amato alla follia.
Non smetterò mai di consigliarla e lo farò anche successivamente a questa recensione, perché è senz’altro una trilogia poco conosciuta ed è un peccato, perchè è davvero, davvero spettacolare. Merito anche del traduttore, Gabriele Giorgi, che ha saputo rendere la traduzione appassionante.

Brian McClellan ha dato vita ad un universo in cui si verifica un colpo di stato da parte di un feldmaresciallo, Tamas, che decide di rovesciare il governo della città in cui vive, Adro, nella maniera più assurda possibile, ovvero uccidere tutta la nobiltà. Il colpo di stato riesce, ma succede qualcosa di ancora più spettacolare, che forse il lettore non si aspetta: vengono risvegliate delle divinità, sì, le divinità che fanno parte del pantheon adrano e, nello specifico, è Kresimir, quello che viene risvegliato per primo, grazie ad un rituale portato avanti da una predeii, una maga con un potere immenso, Julene, che sacrifica la sua vita, il suo potere, per riportare in vita Kresimir in persona.

Il problema è che Kresimir non è proprio un dio buono, anzi, non lo è per niente. Si allea con l’esercito nemico, quello del vicino territorio di Kez, che è governato da Re Ipille, colui che ha fatto uccidere la moglie di Tamas, Erika, e per poco non giustiziava anche il feldmaresciallo in persona.

Un prologo necessario, questo, ma se volete recuperare le recensioni del primo volume la trovate a questa pagina, mentre vi rimando qui per il secondo volume.

In questo terzo volume Tamas viene dato inizialmente per morto, tagliato fuori dal resto dell’esercito, costretto a marciare a nord, attraverso le dita di Kresimir, e a raggiungere la città vicina di Alvezza, dove riesce a rintracciare Nikslaus, il consigliere del Re Ipille, il re keziano, e ad allearsi con il Re di Deliv, un altro territorio vicino alla città di Adro, per ora rimasto neutrale nella guerra che si sta combattendo. L’esercito di Tamas è ridotto all’osso, costretto a mangiare la carne dei propri cavalli da guerra per mancanza di provviste, i soldati sono costretti a marciare per cercare di raggiungere la città in tempo e, una volta raggiunta, tornare a sud, verso il fronte keziano, per riuscire a combattere contro Ipille, il re che si ostina a voler conquistare Adro e il territorio circostante. Ipille dalla sua ha Kresimir che lo spalleggia, nonostante la ferita causata da Taniel sul Monte Picco Sud, al suo risveglio, sebbene ora il dio sia inerte, e viene trasportato come un bambino privo di sensi da un accampamento all’altro, per tenerlo al sicuro.

È grazie a Ka-Poel, la Occhidosso Dynize, e alla sua magia, al sangue di Kresimir che Taniel ha preso picchiandolo a sangue dopo essersi liberato dalla prigionia del dio stesso presso l’accampamento keziano, che Kresimir stesso è inerte. Ka-Poel ha fabbricato una bambola di cera e con il sangue e la sua magia, sta tenendo a bada il dio che altrimenti distruggerebbe tutto con uno schiocco di dita. Questo le costa fatica e sacrificio, Taniel sta facendo di tutto per proteggerla e inizialmente sono soli, fuggono dall’esercito adrano, diviso in due fazioni e sull’orlo della guerra civile a causa del tradimento da parte di un generale; fuggono dalle compagnie d’armi keziane, che vorrebbero uccidere Ka-Poel e porre fine al suo sortilegio per liberare Kresimir e avere un vantaggio in più.

In città, Adamat viene ingaggiato da Ricard Tumblar come investigatore privato per tenere d’occhio proprio Lord Claremont, che ha fatto il suo ingresso trionfale in città su navi Brudaniane, insieme a privilegiati e soldati che fanno parte di un altro territorio che circonda Adro. Vuole concorrere per la carica di Primo Ministro di Adro, contro Tumblar in persona, per risanare la ferita che è stata inferta da Tamas con il suo colpo di stato. C’è qualcosa che non torna, però, in Lord Claremont: Adamat ne è intimorito. Quell’uomo è il padrone di Lord Vetas, che aveva rapito e seviziato la sua famiglia, Lord Vetas che ha mandato suo figlio Josep al fronte come Pulvimante, in sacrificio ai keziani, che grazie alla magia di Kresimir creano degli Aguzzini neri, esseri impregnati di magia, che nascono dai Pulvimanti rapiti o fatti prigionieri: degli abomini, che hanno una forza disumana e resistono persino ai Pulvimanti stessi e alla loro magia della polvere. C’è qualcosa di strano in Lord Claremont: la sua gentilezza non torna, la sua cordialità è troppo melensa e ad Adamat questo non sfugge. Così come non sfugge il fatto che Lord Claremont non ha un’ombra.

Il Privilegiato Borbador e la sua apprendista (non vi dirò chi è) sono gli unici Privilegiati rimasti ad Adro e stanno cercando un posto nel mondo: Bo è legato a Taniel da un’amicizia profonda e il dettame che gli impone di uccidere Tamas è svanito e combatte per difendere se stesso e la sua apprendista, prima di tutto.

Cosa c’è, dunque in gioco? Le divinità presenti non sono solamente Adom e Kresimir, ce ne sono altre sette nel pantheon adrano e una tra tutte fa capolino in questa catastrofe che sembra non avere fine.
Tamas si ricongiunge con Taniel e con l’esercito adrano: apprende del tradimento di uno dei suoi generali e del voltafaccia di un altro, di cui si fidava ciecamente. Si trova a porsi tantissime domande, ma alla fine la sua strategia risulta essere quella vincente. I keziani si arrendono proprio durante l’assedio della città di Surkov, dove Re Ipille muore e dove il figlio maggiore, ormai erede al trono, cede la spada del comando proprio a Tamas in persona.

Eppure non è finita qui, perchè Ka-Poel viene rapita, e con lei la scatola che contiene proprio l’effigie di Kresimir, che riesce a contenere il suo potere. Viene portata in città, ad Adro, ed è proprio Lord Claremont che la tiene tra le sue grinfie.
C’è una battaglia finale da combattere e Tamas dispiega tutte le sue forze, grazie anche ad Adom rinato, che torna: del resto, non è facile uccidere un dio, come si ripete più volte in questi libri.

Questa è una storia sensazionale, che riserva davvero una marea di sorprese: entra in gioco una terza divinità, Brude, e il gioco inizia a farsi pesante e difficile da vincere.

C’è un degno finale, che mi ha lasciata più che soddisfatta, nonostante ci sia stata una cosa scontata che, beh, mi aspettavo che finisse meglio, ma del resto, non può essere tutto perfetto.

Se potete, recuperate questa trilogia: amanti del fantasy epico, questi tre libri fanno per voi.
Polvere da sparo, magia, strategia, guerre e battaglie, divinità che si mostrano nella loro forma umana e che hanno un carattere capriccioso, come è giusto che sia. Eppure non sono loro il fulcro di questa trilogia.
Ciò che caratterizza l’epicità di questi tre libri è l’umanità. L’uomo che è Tamas, che riesce a gestire tutto nei suoi limiti, nonostante sia un Pulvimante, abbia dalla sua la magia della polvere da sparo, eppure l’umanità che caratterizza il feldmaresciallo è palpabile e si percepisce durante tutto il romanzo. Ha un carattere marziale, ma quando tiene a qualcosa, lo dimostra più che bene.

Vale assolutamente la pena di leggere questi libri. Io li ho amati tantissimo. Una delle trilogie più belle mai lette.

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