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La campagna cremisi – Brian McClellan

Di Lettrice Per Passione
15 min

Taniel ridacchiò: «Sono solo un uomo. Non posso fare così tanta differenza.»
«Un uomo fa sempre la differenza. A volte è piccola. Altre può modificare l’esito di una guerra. E tu…non sei umano. Non più.»

Taniel Due-Colpi e Mihali

Eccoci qui per la recensione del secondo volume di questa trilogia che mi sta facendo innamorare sempre di più ad ogni pagina.
Brian McClellan ha creato un mondo pazzesco, e Gabriele Giorgi l’ha tradotto con maestria, come sempre. Questo traduttore, oltre che essere un amico, è anche uno dei più talentuosi che abbia mai incontrato.
Il libro è pubblicato da Mondadori, per la collana Oscar Fantastica.

Il mondo di McClellan è complesso, non pensate che sia una passeggiata. I personaggi sono tanti ed entrare nel vivo non è così immediato. Bisogna ricordarli tutti, così come le loro vicende. McClellan ha il plauso di non riuscire a dare un lieto fine; se lo cercate, non leggete questi libri, perchè la storia non parte – e nemmeno finisce – sotto i migliori auspici.
Vi ho parlato del primo libro qui.

Dopo il colpo di stato, Tamas si è trovato a combattere l’esercito della vicina e nemica Kez, in un fronte che vede impegnati troppi soldati, più di quelli che lo stesso feldmaresciallo pensava di trovare. Insieme ai suoi pulvimanti, maghi che hanno in sè la capacità di manipolare la polvere da sparo, si trova tagliato fuori dal resto dell’esercito ed è costretto ad avvicinarsi alle Dita di Kresimir, un insieme di cinque fiumi, dove lui vorrebbe fare a meno di recarsi, ma è costretto dalle circostanze. La sua vicenda prosegue ai limiti della sconfitta: Tamas ha con sé pochi uomini, insieme a lui c’è suo cognato, con la sua cavalleria, il fedele Olem, la guardia del corpo fidata, Vlora e i suoi pulvimanti, addestrati a resistere a tutto e ad utilizzare la polvere da sparo come magia per poter potenziare le proprie capacità. C’è qualcosa di strano nel suo viaggio attraverso le Dita di Kresimir, perchè i keziani li inseguono, ma non sembrano volerli incalzare: infatti, Tamas riesce a catturare persino il terzogenito del Re di Kez, Beon je Ipille. Sulla loro strada verso una delle città che potrebbe dar loro rifugio, incontrano terreni saccheggiati, contadini che narrano dell’esercito adrano che sta compiendo quei gesti efferati e Tamas non se lo spiega. Come possono danneggiare il loro stesso territorio? Sicuramente c’è qualcosa che non quadra. Ci sono molti intrighi, ma anche tanta, tantissima strategia. Tamas è un comandante superbo: ha dalla sua l’esperienza sul campo, le numerose battaglie combattute, il desiderio di voler riabbracciare suo figlio Taniel, l’unico parente che pare essere rimasto in vita, in questo conflitto che lui stesso ha causato, con il colpo di stato per detronizzare il Re di Adro, Manhouch. Tamas si troverà a combattere più di una battaglia: non solo quella fisica, ma anche numerose battaglie interiori. Combattuto tra l’affetto che prova per Taniel e la resistenza che vuole mostrare nel continuare a condurre questa guerra, la vendetta che lo consuma, perchè vuole ritrovare il carnefice di sua moglie, il Privilegiato Nikslaus, che a quanto pare è dietro a tutta quella messinscena ed è al servizio di Re Ipille, il sovrano di Kez.

In città, Adamat, l’investigatore assoldato da Tamas, cerca disperatamente di ritrovare la sua famiglia e di catturare ed uccidere Lord Vetas, che tiene prigioniera sua moglie e a quanto pare anche il suo primogenito, Josep. È così disperato da cercare l’aiuto di Ricard Tumblar, uno dei consiglieri di Tamas che ha contribuito al colpo di stato per detronizzare il Re di Adro. Ricard è ricco, è a capo di uno dei sindacati più importanti della città e cerca di aiutarlo in tutti i modi, mettendo a disposizione persino la sua segretaria, Fell, che è tutto fuorché quello che dice di essere. Infatti, lei stessa è stata addestrata in un’accademia particolare, la stessa che ha frequentato Lord Vetas, che gli ha conferito alcune caratteristiche molto particolari: nulla di arcano o di mistico, semplicemente si tratta di essere molto preparati fisicamente e mentalmente ad affrontare tutte le situazioni più impervie. Adamat si avvale persino dell’aiuto del Privilegiato Borbador, l’unico che potrebbe riuscire a catturare Vetas, grazie alla sua magia. Borbador è l’unico Privilegiato ancora in vita, a quanto si sa, ed è tenuto prigioniero da una combriccola di soldati. Adamat lo libera e cerca disperatamente di salvare sua moglie. Lord Vetas viene catturato e confessa tutto ciò che sa, ma il problema è realmente un altro: il suo protettore, Lord Claremonte, sta agendo indisturbato per prendere il potere di Adro, nel modo più subdolo che si possa immaginare. Jakob, il figlio del Duca Eldaminse, è ancora vivo, è ancora un possibile erede al trono che Tamas vuole disperatamente eliminare, per fondare una repubblica. Viene tenuto sotto controllo da Nila, che si scoprirà essere più di una semplice lavandaia: lei è speciale.

Taniel Due-Colpi è in coma da troppo tempo: ha sparato nell’occhio ad un dio, Kresimir che, ovviamente, non è morto, perchè non si uccide così facilmente un dio. Ka-Poel, la Occhidosso Dynize, gli ha salvato la vita e non solo, l’ha reso più dell’uomo che è, grazie alla sua magia, probabilmente. Se ne rende conto Mihali, il portentoso chef che dice di essere Adom rinato, un altro dio, e che riconosce in Taniel un soggetto davvero interessante. Lo stesso figlio di Tamas, una volta ripresosi dal coma, su richiesta di Ricard Tumblar si sposta al fronte, verso il Budello di Surkov, una stretta che si trova a sud di Adro, per aiutare l’esercito a combattere i keziani, i quali stanno spingendo verso Adro, con il loro esercito: ma si ritrova nel bel mezzo di un caos. Kresimir stesso sembra essere vivo, si è alleato con i keziani, ha creato degli Aguzzini – uomini modificati con la magia – terrificanti, molto più veloci e carichi di magia rispetto a quelli precedenti. È pazzo e vuole trovare chi l’ha reso cieco da un occhio. Taniel si trova nel bel mezzo di una guerra civile all’interno delle forze militari, perchè c’è un traditore tra le fila dell’esercito adrano. Eppure cerca di combattere con tutte le sue forze, affiancato da Ka-Poel e da pochi soldati che lo appoggiano. Cerca di difendere il fronte, ma viene invischiato in un intrigo più grande di lui e consegnato all’esercito nemico. Che fine farà il nostro Taniel?

Come scritto all’inizio della recensione, non è un romanzo semplice.
Ha un worldbuilding pazzesco: è complesso, pieno di vicende, descrizioni e strategia.
Una delle pecche che posso riscontrare è la mancanza di una descrizione dei personaggi, stile Dramatis Personae, all’inizio o alla fine di ogni libro: questo avrebbe aiutato molto nel ricordare le vicende, o quantomeno i vari personaggi. Non sono tanti, alla fine, per cui non è difficile, ma avrebbe potuto aiutare.
L’altra pecca che posso dirvi mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca è il salto temporale che si verifica tra un libro e l’altro. Lo sto notando anche con il terzo libro. Non è così inficiante ai fini della lettura, ma il salto si nota.

A parte questo, mi sento di consigliare assolutamente questa trilogia. Sto amando anche il terzo e se cercate un epic fantasy, dove la magia è irrisoria, ma pur sempre presente, dove comunque la strategia e le descrizioni, i giochi di potere e l’avventura sono presenti dall’inizio alla fine del libro, dove ci sono colpi di scena che vi fanno restare a bocca aperta e proseguire per scoprire dove l’autore vuole andare a parare, beh, non ci sono dubbi.
Questo fa per voi.

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