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Foxglove – Adalyn Grace

Di Lettrice Per Passione
11 min

«Molto bene. Ma non barare. Non mi piacciono le persone che giocano sporco.»
«Se giocare sporco è ciò che serve perché ricordi tutto ciò che hai perso, allora diventerò il peggior bastardo che tu abbia mai conosciuto, Signa Farrow.»

Signa e Fato

Buongiorno lettori.
Come potete vedere, non ho saputo resistere alla bellezza di questo libro. L’ho acquistato poco meno di un mese fa e l’ho subito letto. Non ho saputo aspettare un po’, perché le vicende di Signa Farrow mi chiamavano da tantissimo tempo. Avendo letto Belladonna giusto a gennaio, quando ho saputo che ci sarebbe stata l’uscita del secondo volume di questa trilogia, mi sono subito messa l’animo in pace e mi sono presa un po’ di giorni per leggerlo e assaporare questo secondo libro.

Edito da Rizzoli e scritto da Adalyn Grace, l’edizione italiana non ha nulla da invidiare, graficamente, a quella inglese (che prima o poi mi comprerò, perchè questi libri davvero mi hanno intrigata moltissimo). L’unica cosa che non mi piace molto è la sovracoperta, che non rispecchia l’edizione inglese, ma del resto non penso si possa mantenere uguale, se non ci sono i diritti d’autore per farlo. Tolta la sovracoperta, però, si apre un mondo grafico spettacolare. Come il primo libro, anche questo è ricco di dettagli, sia in quello che nei risguardi.

Parliamo dei contenuti. Questo secondo libro mi ha catturata fin dall’inizio, anche perchè parte con il botto, si deve dire.
Signa Farrow, giovane ereditiera che è in grado di vedere gli spiriti e soprattutto di entrare in comunicazione con Morte, che li traghetta nell’aldilà, è riuscita a salvare sua cugina, Blythe Hawthorne, la figlia di suo zio Elijah, sventando un piano piuttosto arguto e pieno di macchinazioni, scambiando la sua vita con quella del fratello Percy. Inizialmente, Signa non accettava i suoi poteri e soprattutto rifuggiva Morte, ma come si fa a resistere ad un bel giovane che manipola le ombre e che traghetta gli spiriti in stile Caronte? Non si può. Decisamente non si può. Così, alla fine del primo libro, Signa Farrow e Morte si legano grazie ad un sentimento profondo e si presentano ad un ballo, in onore della cugina che ha ripreso la sua salute, e ha scampato la morte per ben tre volte, a quanto risulta.

Il problema è che a questo ballo si presenta Fato, il fratello di Morte e qui inizia il secondo libro.

Gli eventi cominciano con il Duca di Wakefield che viene avvelenato da un bicchiere di vino in cui è stato sciolto del cianuro e che viene offerto al duca proprio da Elijah Hawthorne in persona, con un vassoio che gli viene porto proprio da un giovane con gli occhi dorati e soprattutto troppo ben vestito per essere un semplice maggiordomo o servitore. Sta di fatto che Elijah Hawthrone viene incriminato dell’omicidio del Duca e viene condotto in carcere.

A metterci lo zampino c’è proprio Fato, che si presenta come il principe Aris Dryden, e che calpesta i piedi a Morte per un’acredine che lo contrappone a lui per una vicenda accaduta secoli prima. Fato è differente da Morte: se il secondo condivide la via delle ombre, dei morti, degli spiriti, il primo è un personaggio ambiguo, bello a suo modo, con gli occhi dorati che scintillano e con un palazzo molto suggestivo, in cui si trovano arazzi di ogni tipo: sì, perchè Fato, visto il suo nome, tesse gli arazzi della vita e delle vicende di tutti. Persino quelle della famiglia Hawthorne. Per attirare l’attenzione di Signa, fa ricadere la colpa dell’avvelenamento di Lord Wakefield sul padre di Blythe Hawthorne, a cui Signa è davvero molto legata.

La vera domanda è: perchè lo fa? Perchè si accanisce in questo modo solo per avere Signa?
Non è certo per fare un dispetto a Morte, no. Di quelli ne ha fatti davvero molti, nel corso della loro esistenza immortale, fin da quando hanno smesso di parlarsi a causa della morte di Vita, la donna che Fato amava così come Morte è innamorato di Signa.

Le vicende si susseguono in modo molto concitato: ci sono tantissimi tasselli che devono incastrarsi tra di loro e che, man mano che la narrazione procede, sembrano farlo come nella risoluzione di un puzzle.
Questo secondo libro non ha perso affatto il tenore che aveva il primo, anzi: secondo me, l’aggiunta di Fato alla storia solamente alla fine del primo libro è stata una grandissima idea, così come lo sviluppo della sua storia in questo secondo volume. Personalmente continuo a preferire Morte a Fato: trovo questo nuovo personaggio troppo spocchioso e soprattutto capriccioso, troppo solare, rispetto a Morte, ma del resto, devono contrapporsi, in qualche modo. Fato è un cattivo non cattivo, passatemi il gioco di parole. In questo libro sembra essere l’antagonista, ma non ha tutti i crismi per essere catalogato come tale, secondo me.

Sono stata piacevolmente colpita dalle note vittoriane che si respirano tra le righe e, nonostante sia catalogato come un libro per giovani lettori, beh, io l’ho apprezzato moltissimo e non vedo l’ora, davvero, di leggere il terzo. Wisteria mi ispira davvero da morire e sarà difficile attenderlo per un anno – sì, perchè in lingua originale uscirà proprio questo mese. Forse Rizzoli, e il traduttore, Roberto Serrai, faranno un miracolo di Natale.

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