Home Narrativa Quel ramo del lago di Como – Maria Teresa Giaveri

Quel ramo del lago di Como – Maria Teresa Giaveri

Di Lettrice Per Passione
8 min

«Mon Dieu! C’est le ciel qui vous envoie!»
«Non, Monseigneur. C’est le Roi de France.»

Carlo Gonzaga-Nevers

Oggi, lettori, vi porto a scoprire questo volumetto, sono poco più di cento pagine, edito da Neri Pozza e scritto da Maria Teresa Giavieri, la quale ha avuto l’idea intrigante di mescolare «I Promessi Sposi» con «I tre Moschettieri».

C’è un motivo se è stato fatto questo: il 7 novembre 1628 è esattamente il momento in cui si conclude il libro di Alexandre Dumas ed è l’esatto momento in cui inizia il capolavoro di Alessandro Manzoni.
L’autrice ha avuto un’idea fantastica a mio avviso e l’editore l’ha resa possibile.

Il libro fa parte della collana «Piccola Bibilioteca» ed effettivamente il formato è agevole, sta persino nella tasca di un cappotto, se posso essere sincera: perfetto per essere portato in giro e letto durante un viaggio breve o un pomeriggio passato all’aperto oppure seduti su una poltrona nel proprio angolo del cuore.

Ebbene, la scena si apre nella casa di Alexandre Dumas, a Parigi, con il suo editore e alcuni scritti che sta esaminando, tra cui i fogli del libro scritto proprio da Manzoni. Dumas, in questo breve testo, è un uomo che vive la vita parigina, che ama dare feste, che si presenta come uno scrittore dei suoi tempi, che ha avuto successo pubblicando il suo romanzo a puntate su svariati quotidiani parigini.
Leggendo le parole di questo autore italiano – il buon Manzoni – Dumas si immagina i Moschettieri che incappano proprio sulla strada di Don Abbondio e dei bravi che lo stanno aspettando al crocicchio. Si fermano a parlare con lui, gli chiedono indicazioni e il buon curato tergiversa per sfuggire proprio ai bravi. I Moschettieri, d’altro canto, sono diretti proprio a casa di quell’Innominato manzoniano, che ha un’identità e che si avvale di Nibbio e dei suoi sgherri per cercare di rapire Lucia Mondella. I Moschettieri si ritrovano così ingaggiati per un’altra avventura, si dirigono a Monza, dove si trova Gertrude, e..rapiscono la fanciulla sbagliata!

La storia si ingarbuglia: Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan si trovano invischiati in qualcosa di più grande, agiscono per il loro Re e si dirigono a Mantova, passando per Bergamo, dove incontrano Bortolo, il cugino di Renzo Tramaglino.

Come vedete, le vicende si intrecciano nella mente del narratore – sempre il nostro Dumas, che viene interrotto sul più bello proprio a causa della festa che ha indetto nel suo salotto parigino.

Non temete, la brevità del libro è azzeccatissima in quello che è poco più che un racconto, l’intreccio di due romanzi che sembra quantomeno plausibile, proprio perchè lo è. L’Innominato assume un’identità, quella di Bernardino Visconti: i Moschettieri si ritrovano ad incrociare le loro strade, e persino le loro spade, con i personaggi del capolavoro manzoniano, e l’autrice ha colto la palla al balzo per creare questa storia che si compenetra tra due libri che sono entrati nella storia della letteratura.

Lo stile di scrittura è a tratti divertente, a tratti serio, a tratti vi farà spalancare la bocca in un moto di sorpresa, a volte persino vi farà ridere di gusto. Personalmente, quando ho visto il titolo del libro, mi ha subito destato sommo interesse. «I Promessi Sposi» è uno dei miei classici preferiti: odiato a scuola e riscoperto all’università, è entrato nel mio cuore e sì, l’ho letto più di una volta. «I Tre Moschettieri», poi, non parliamone. Adoro Dumas, in tutte le salse.

Mi sento di consigliare questo libro a tutti i lettori amanti delle storie narrate in entrambi i libri che vengono citati, perchè tutto sommato, con un po’ d’invenzione, vi sembrerà di cavalcare accanto ai Moschettieri attraversando ambientazioni e vicende manzoniane.

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