Home Narrativa La casa sull’abisso – William H. Hodgson

La casa sull’abisso – William H. Hodgson

Di Lettrice Per Passione
9 min

Poi Tonnison mi chiese di prendere il manoscritto dalla mia borsa. Lo feci e quindi […] mi suggerì di leggerlo ad alta voce. «E bada bene» mi ammonì conoscendo quel mio vizio «di non saltare metà libro.»

Dialogo tra Tonnison e Berreggnog

Buon sabato, lettori!

Oggi vi porto la recensione del libro di un autore che non avevo mai letto, che fa parte del genere gotico, con un tocco di weird, come si ama definirlo ora.
Il libro mi è stato gentilmente inviato dalla casa editrice Fanucci Editore, che ringrazio sentitamente per la copia omaggio. È tradotto da Laura Molinari e ha un’introduzione di Donato Paggetti.

Partiamo dal presupposto che vi deve piacere il romanzo gotico e soprattutto le note weird che possono trovarsi anche in altri scrittori, come Blackwood, come Lovecraft o semplicemente il buon vecchio Poe.
William Hope Hodgson è uno scrittore che purtroppo è morto giovane, nella battaglia di Ypres. Aveva solamente quarant’anni. Il suo genio è stato quello di scrivere di un mondo decisamente oltre l’immaginazione, pur partendo dal gotico, come genere ed ambientazione.

La casa sull’abisso è ambientato in una zona sperduta dell’Irlanda, poco distanti da un piccolo borgo che si chiama Kraighthen, che si trova vicino ad Ardrahan, nella contea di Galway. Chiaramente è un villaggio immaginario, ma la contea esiste davvero, così come la località sopra menzionata. I due gentiluomini che fanno parte della narrazione iniziale sono Tonnison e Berreggnog, e si trovano in questa contea proprio per passare un po’ di tempo in solitudine e a pescare.
Durante una loro passeggiata si ritrovano a seguire il corso di un fiume che poi si interra e che li conduce proprio in prossimità di un abisso. Scendendo di poco, attirati dal rumore di una cascata, ritrovano delle rovine e, tra queste, il manoscritto che poi farà parte della narrazione di Hodgson.

Questo manoscritto è il racconto di un Vecchio Recluso e di sua sorella Mary, che vivevano in una casa in stile decisamente ottocentesco, sull’orlo di questo abisso e che si ritrova a vivere un’avventura al limite della fantascienza – da qui forse viene l’ispirazione lovecraftiana per alcuni suoi romanzi e racconti. Hodgson, da questo momento in poi, cambia totalmente genere e il libro si trasforma in un horror fantascientifico, perchè il protagonista si ritrova a vivere in una sorta di incubo, accompagnato dal suo cane, Pepper, durante una passeggiata e ritrova le rovine di una casa, che però è assediata da creature orrorifiche, che sembrano metà umane e metà suine. Il Vecchio Recluso si ritrova così a difendersi da queste creature, che attaccano la casa in cui si trovano lui e la sorella e, una volta scampato il pericolo, la storia si fa più intrigante, perchè il vecchio avverte dei rumori che provengono dalla sua cantina. Trovando una botola, scende nell’oscurità, ma si scopre che quella botola contiene un passaggio che conduce ad eoni di distanza, in un mondo che travalica spazio e tempo e che viene dominato da comete, stelle, soli anulari e quant’altro.

L’introduzione di Carlo Paggetti è stata davvero utile, ma ammetto di non aver voluto influenze sulla lettura, per cui l’ho letta alla fine del libro, tornando indietro: è esplicativa, soprattutto per quanto riguarda il fatto che Hope Hodgson abbia ispirato Lovecraft o abbia preso spunto da Poe. L’autore nel suo libro inserisce tutti i drammi che ha vissuto nella guerra e in questo mi ricorda un po’ Tolkien, che dei brutti ricordi della Prima Guerra Mondiale ha inserito qualcosa nei suoi romanzi. Sicuramente Hope Hodgson ha un punto di vista decisamente differente: non si può definire pazzo, forse è un uomo con tanta immaginazione, che ha trasposto gli orrori visti in un romanzo come questo, trasformandolo in uno dei precursori del genere weird e fantascientifico.

Il fatto che il romanzo sia narrato in prima persona è chiaramente un punto a favore, perchè il lettore si troverà coinvolto nella strana avventura che vive il Vecchio Recluso. Persino i suoni trascritti dei passi o dei soffi delle creature che il Vecchio incontra ti fanno sembrare di essere lì con lui e di accompagnarlo in questa vicenda che sembra impossibile da vivere.

Il genere non fa parte di quelli che leggo abitualmente ed è stata una bellissima scoperta.
Senz’altro è consigliato a coloro che amano Blackwood, Lovecraft, Poe e tutti gli autori del caso.

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