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Il ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde

Di Lettrice Per Passione
7 min

«Ogni influenza è immorale.»
«Perché?»
«Perché influenzare qualcuno significa dargli la propria anima.»

Lord Henry Wotton a Dorian Gray

Quest’anno ho deciso di rileggere diversi classici e questo fa parte della sfida di lettura dei dodici libri consigliati da dodici amici da leggere in dodici mesi: è il libro scelto a febbraio.
Per la precisione, questo mi è stato consigliato da Giorgia e da Erica.

Questa che vedete nell’immagine è l’edizione che ho in casa da tempo, tanto che le pagine sono un po’ ingiallite, ma questo ha reso la lettura ancora più decadente, il che devo dire si è prestata all’occasione.

Anche per quanto riguarda Dorian Gray non è necessario riportare la trama del romanzo: che si sia studiato a scuola, o letto per conto proprio, tutti conoscono la storia del dandy più bello della fine dell’Ottocento! Chi non ha mai letto il libro non sa cosa si perde e ne consiglio assolutamente la lettura, almeno una volta nella vita, perchè questo libro è davvero spettacolare.

Non tanto per gli eccessi che vengono descritti al suo interno, o perchè Oscar Wilde si rivede in parte in Dorian Gray – come in tutti i suoi personaggi, del resto.
Quello che mi colpisce di più, ogni volta che rileggo questo romanzo, è che Dorian Gray è un giovane di bell’aspetto, ma per l’appunto un giovane, che nella sua ingenuità si lascia irretire da Lord Henry Wotton, che qui può essere visto in veste di diavolo tentatore, tanto da essere portato via dal suo amico più caro, nonché pittore del ritratto, Basil Hallward.
Dorian si innamora così tanto di quel suo viso angelico, un po’ come un novello narciso, da riuscire a incantenare la sua anima nel quadro e a restare sempre giovane.
Purtroppo le efferatezze e tutte le scorrerie che compie, compreso il suicidio per amore della povera Sybil Vane, si riflettono in quel quadro, che ne assume le sembianze di un vecchio decrepito, sfigurato dalla malvagità del giovane Dorian, che resta giovane in eterno, a quanto pare. Oltre alla povera Sybil, irretisce anche svariate persone, portandole sulla via dell’oppio e della perdizione: del resto lui cosa rischia? È il quadro a invecchiare per lui e ad incassare il conto delle malefatte.

Prima o poi, però, il conto torna per essere riscosso, ed è quello che accade a Dorian, alla fine del libro.
L’edonismo e la bellezza vengono esaltati tra le pagine del libro, anche grazie agli aforismi che Wilde mette in bocca a Lord Henry Wotton, che sono in tutto e per tutto una tentazione: è l’esaltazione del bello a farla da padrona tra le righe del romanzo, tanto che, nonostante passino gli anni e Dorian resti sempre uguale, nessuno si domanda come mai. Questa cosa è alquanto ridicola, pensandoci ora a mente fredda, ma è allo stesso tempo affascinante, proprio perchè Wilde voleva lasciar passare proprio questo messaggio: la bellezza e la ricerca del piacere edonistico è qualcosa che non ha tempo.

Tra le pagine del romanzo si percepisce assolutamente la linea di pensiero di Wilde: ad oggi desta ancora stupore, se non altro perchè l’opera è stata pubblicata a fine Ottocento, quando ancora alcune pratiche venivano condannate e punite con il carcere, se non con la pena di morte. Forse oggi non sembrerà tanto strano, ma provate a mettervi nei panni del buon vecchio Oscar e vedrete che forse, qualcosa di irriverente e di anticonformista lo troverete senz’altro.

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