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Il Conte di Montecristo – Alexandre Dumas

Di Lettrice Per Passione
9 min

«Imparare non è sapere; ci sono gli eruditi e i sapienti: è la memoria a fare i primi, ma è la filosofia a fare i secondi.»

Abate Faria

È difficile recensire un classico monumentale come questo.
Questo è il terzo classico che leggo per la challenge di quest’anno «Dodici libri, consigliati da dodici amici, da leggere in dodici mesi». Questa mia challenge l’ho modificata un po’, perchè vorrei rileggere un po’ di classici quest’anno e quindi eccomi qua.

Questa è stata la mia terza rilettura di questa spettacolare e lunghissima opera di Dumas (padre).
Ogni volta che rileggo un classico, scopro sempre cose nuove.
In realtà, ogni volta che rileggo un libro. Non è possibile imparare tutto su di un libro alla prima lettura, perchè tra le pagine sono nascosti tanti significati, tante curiosità che possono essere scoperte solamente dopo una o due riletture.
È successo la stessa cosa per questo classico della letteratura.

Il Conte di Montecristo è uno dei miei romanzi preferiti: tanti si fanno spaventare perchè sono 1214 pagine (non sono poche), ma della lunghezza a me non è mai importato più di tanto. Alla fine conta il viaggio che un lettore fa, il tempo che ci si impiega non è importante.

Dumas ha creato un capolavoro pieno di descrizioni, di digressioni storiche, di curiosità e di emozioni che il lettore proverà percorrendo il cammino di Edmond Dantès, che nel suo percorso di vendetta inciampa in tantissimi personaggi nuovi, oltre a quelli di cui si vuole vendicare: Fernand Mondego (diventato Conte di Morcerf), che ha sposato la sua Mercédès; Danglars, che era con lui sul Pharaon e che lo ha fatto condannare per invidia nei suoi confronti, Gerard de Villefort, sostituto procuratore del Re, il cui padre è invischiato nel complotto per il ritorno dell’Usurpatore – Napoleone Bonaparte – dall’isola d’Elba sul suolo francese. Oltre a questi personaggi, ci sono anche i figli di questi: Maximilien Morrel, Valentine de Villefort, Albert de Morcerf, e altri che accompagnano Edmond Dantès nella sua vendetta: i fidati servitori, Bertuccio, Alì e Jacopo, il figlio illegittimo di Villefort, Benedetto, e tanti altri.

Inutile snocciolare la trama del libro qui: del resto, si può trovare in rete senza problemi, essendo un classico letto e discusso già da tempo.

Quello su cui mi vorrei soffermare è l’intricata ed intrigante vicenda che accompagna il nostro Edmond. Da marinaio del Pharaon si trova invischiato, senza saperlo, in un complotto per riportare Napoleone in patria, e viene rinchiuso nelle segrete del Castello d’If, dove incontra Faria, che gli svela l’ubicazione del tesoro di Montecristo. Edmond ha quindici anni per pianificare la sua vendetta, quindici anni di reclusione che si può solo immaginare cosa possano fare ad un uomo, soprattutto se questo è innocente. La solitudine, la mente perennemente occupata dal pensiero di aver fatto qualcosa di male senza saperlo, di essere coinvolto in qualcosa di più grande. Edmond viene salvato dall’incontro con l’abate Faria, che grazie alla sua intelligenza e alla sua cultura, gli insegna diverse lingue e non solo: gli rivela l’ubicazione del tesoro che poi lo porterà a diventare il Conte di Montecristo.

In Dumas è sempre presente una parte di finzione ed una di realtà: il contesto storico di riferimento è sempre ben dettagliato e soprattutto è veritiero. Eppure fa da corollario ad una vicenda ancora più intricata, in cui Edmond Dantès si spoglia del suo nome e assume l’identità del Conte di Montecristo per vendicarsi di quei tre che l’hanno portato alla condanna. Mercédès soltanto riesce a riconoscere nel Conte di Montecristo il suo Edmond, perchè lo sguardo non potrà mai dimenticarselo, del resto. Edmond Dantès è il classico personaggio della massima «la vendetta è un piatto che va consumato freddo» e in effetti questo è quello che fa.

Nonostante la sua mole, questo libro non annoia mai: c’è sempre un colpo di scena, un avvenimento che ti fa spalancare gli occhi. C’è sempre un personaggio nuovo che fa capolino proprio quando si pensa di non aver più nulla da scoprire.

Io parteggio sempre per i personaggi minori: il mio preferito è Bertuccio, che affianca il Conte di Montecristo e che ne conosce, in parte i segreti. Nonostante tutto, gli resta fedele.

L’unica pecca di questa edizione Einaudi, di cui io acquisto sempre i classici, perchè hanno delle traduzioni davvero ottime (secondo il mio gramo punto di vista), è che non è divisa in due volumi, come altri classici di una certa mole. Credo sia un problema della proprietà letteraria, perchè anche in altre edizioni il volume è sempre unico.

Questo è un classico che non invecchia mai, cari lettori, e se ancora non l’avete fatto, vi consiglio assolutamente di leggerlo.

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