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Uomini e topi – John Steinbeck

Di Lettrice Per Passione
9 min

«Non ce ne sono molti che vanno in giro a lavorare in coppia.» […] «Forse in questo dannato mondo ognuno ha paura dell’altro.»
«È molto meglio andare in giro con uno che conosci.»

Slim e George

Non avevo mai letto niente di Steinbeck.
Io e la letteratura americana contemporanea abbiamo un rapporto un po’ particolare.
Questo libro fa parte di una challenge di dodici libri da leggere in dodici mesi consigliati da dodici amici diversi.
Edito da Bompiani, mi è stato consigliato da Martina, una ragazza che potete trovare a questo profilo e che ho conosciuto grazie alla mia pagina instagram dedicata ai libri.

Non è un libro lunghissimo, anzi, in un giorno lo si legge facilmente. Io ho letto la nuova traduzione di Michele Mari e non quella di Pavese, ma dicono che questa nuova sia molto più fedele, anche come tempi verbali e vocaboli, all’originale. Non avendo letto quella di Pavese, non posso fare un paragone in questo senso, ma solamente dire che la lettura mi ha trasportata moltissimo nella vicenda.
Il messaggio che porta è profondo e il finale davvero spiazzante.

La storia di cui parla il libro penso la conosciate tutti, ma se così non fosse, ecco un piccolo recap: i protagonisti sono due uomini, George Milton e Lennie Small, i quali lavorano in giro per l’America, passando da un ranch all’altro. George è di statura bassa, il più intelligente dei due e quello che sta attento a tutto, soprattutto che Lennie, affetto da ritardo mentale, non si metta nei guai. Lennie è un uomo grande e grosso, ma ha una mente da bambino e i suoi ragionamenti sono molto elementari. Spesso i due si cacciano nei guai, proprio a causa dell’innocenza di Lennie, data dal ritardo mentale, che lo porta a compiere azioni di cui non si rende conto, ma che sono inevitabilmente punibili in qualche modo. Giunti al ranch di turno, trovano lavoro come braccianti e iniziano a conoscere gli altri lavoratori: c’è il vecchio Candy, il rissoso Curley, Slim che li accoglie all’inizio ed è il capo-manovale, e Crooks, lo stalliere di colore. Oltre agli uomini c’è anche una donna, la moglie di Curley, sensuale e decisamente provocante. George e Lennie iniziano a lavorare sodo, ma la moglie di Curley non fa altro che provocare e quando si trova sola con Lennie, nonostante tutte le raccomandazioni di George, succede la tragedia e uccide la moglie di Curley. Il finale mi ha davvero spiazzata: Lennie, dopo la tragedia, essendo d’accordo con George che se fosse accaduto qualcosa di male sarebbe dovuto andare nel bosco vicino ed aspettarlo lì, scappa e si rifugia dove concordato. George lo trova e per il suo bene, per evitare che venga linciato da Curley – e quindi per evitargli ulteriore dolore – lo uccide con un colpo di pistola.

Quello che mi ha più colpita è l’origine del titolo – in inglese «Of mice and men» – che deriva da un verso di una poesia scozzese di Robert Burns, ovvero questo: «The best-laids schemes of mice and men».
Steinbeck riporta in maniera realistica questa vicenda intrisa di amicizia, ambientata in un periodo in cui l’America era sotto terra e per sopravvivere bisognava trovare lavoro un po’ dappertutto, il più delle volte facendo come George e Lennie, andando di ranch in ranch, lavorando stagionalmente. Il sogno di tutti gli americani, in quel periodo, è di mettere da parte un po’ di soldi e comprare un terreno o una casa per poter vivere in pace dopo aver lavorato duramente.
Questo è ciò che emerge dalle parole di George e di Lennie, che sognano di mettere da parte un bel gruzzolo per comprarsi una casa con un piccolo appezzamento di terreno dove Lennie possa badare ai conigli.

È anche una storia di amicizia profonda, quella che lega Lennie e George, che si trova costretto a compiere un atto efferato per evitare al suo amico di subire altri atti dettati dalle conseguenze delle sue azioni. Nonostante George a volte insulti Lennie, il loro legame è forte e si percepisce tra le righe del libro.

Se mi è piaciuto? Come dicevo, la letteratura americana per me è un po’ ostica, deve proprio piacermi il genere o la trama, quando cerco qualcosa di questo tipo. Questo libro in particolare non mi è dispiaciuto, ma non rientra nelle mie letture top: il valore dell’amicizia mi ha colpita moltissimo, così come la lealtà di George nei confronti di Lennie, ma il contesto in cui è ambientato il romanzo è un po’ crudo. Questa, probabilmente, è la particolarità di Steinbeck, e va bene così. Mi ha colpita, decisamente, ma non così tanto da restarmi impresso.

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