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L’eredità dell’abate nero – Marcello Simoni

Di Lettrice Per Passione
10 min

Marcello Simoni per me è un grande scrittore.
Nel tempo è migliorato tantissimo e lo si può vedere nei suoi ultimi romanzi.
Quello di cui vi parlo oggi è una via di mezzo tra lo scrittore ormai affermato e quello che deve ancora crescere – e che l’ha fatto, arrivando fin dove è adesso.

Ho letto quasi tutti i libri di Marcello. Me ne mancano giusto tre o quattro, non di più, e posso tranquillamente affermare che dal primo libro scritto all’ultimo che è stato pubblicato – e di cui trovate la recensione in pagina – ne è passata di acqua sotto i ponti. Nel 2011, più di dieci anni fa, pubblica «Il mercante di libri maledetti», portando alla nostra attenzione Ignazio da Toledo, un vero mercante, ma non solo. Il suo primo personaggio, che di tanto in tanto nei suoi romanzi ricorre.
Quest’anno ha pubblicato il suo ultimo romanzo «La taverna degli assassini».
Sono dodici anni di lavori prolifici, che hanno portato uno dei personaggi che più amo nei romanzi storici, ovvero Girolamo Svampa, inquisitore e non solo.

Ad ogni modo, questo libro fa parte di una trilogia che terminerò probabilmente in questi giorni, o quantomeno a gennaio, ed è edito da Newton&Compton.
È ambientato a Firenze, nel periodo di Cosimo De’ Medici, quando la famiglia dei Medici era sul punto di diventare la più importante di Firenze, con il suo banco e il suo potere – meritato o meno che fosse.

Il mistero fa sempre parte dei romanzi di Marcello Simoni e anche qui ne troviamo un pizzico, che non guasta mai. Aleggia su tutto il romanzo, con qualche rimando e qualche licenza poetica, tantissimi fatti storici, di cui l’autore si documenta sempre, e anche qualcosa di inventato, perchè in ogni caso è un romanzo e non un saggio.
Nonostante questo, la storia è intrigante, come tutte quelle di Simoni del resto, almeno per quanto mi riguarda.

Siamo a Firenze, nel 1459, e il banchiere Giannotto Bruni viene ucciso brutalmente nella cripta della chiesta di Santa Trinita da un uomo misterioso, con il capo avvolto in un turbante. Sembra che nessuno abbia visto niente e invece nascosto nell’ombra c’è Tigrinus, ladro di professione, che era in quella cripta per rubare qualche reliquia. A volte, trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato fa pagare pegno e infatti il nostro protagonista viene catturato e rinchiuso nelle Stinche, il carcere di Firenze all’epoca, che ha fama di essere stato un luogo davvero orribile, se non altro per le torture inflitte ai prigionieri.
In carcere, mentre è prigioniero, la famiglia di Giannotto Bruni, composta dal figlio Angelo e dalla nipote Bianca, esige giustizia e incontrano proprio il nostro Tigrinus, meditando vendetta nei suoi confronti.

Tigrinus, però, ha amicizie potenti, e nonostante la fame di vendetta e di giustizia che infiamma Bianca, viene liberato e gli viene affidato un incarico proprio da Cosimo de’ Medici in persona: recuperare la Tavola di Smeraldo, un libro che un monaco sta portando al cardinale Bessarione, in viaggio dall’Oriente verso Roma. Un libro particolare, che racchiude i segreti dell’alchimia, di cui Cosimo era follemente interessato.

Nel frattempo, le indagini di Bianca si fanno sempre più complicate, intriganti e al tempo stesso pericolose. Angelo Bruni non ha la forza d’animo della cugina, che invece, come tutte le donne di Marcello Simoni, hanno risolutezza, un carattere caparbio e tantissimo carisma. Bianca è una di quelle e si fa strada tra le angherie della vita, dovute alla sua condizione di donna nubile che viene data in sposa ad un mercante importante, per poter salvare il banco dei Bruni, che altrimenti cadrebbe in rovina.

Le vicende di Tigrinus e della Tavola di Smeraldo diventano più complicate del previsto, proprio perchè il libro è stato dato al monaco che lo custodisce e che ha il compito di portarlo a Roma proprio dall’abate nero! Un personaggio misterioso, che a quanto pare ha le stesse striature grigie nei capelli come Tigrinus.

E se vi dicessi che Cosimo de’ Medici aveva un gemello? Che ci crediate o no, esiste un documento, un albero genealogico, che dice che Cosimo aveva un gemello, Damiano, che morì un anno dopo la nascita. Che sia vera o meno questa morte, non è documentato. Potrebbe essere stato scritto l’anno di morte, lasciando però un alone di mistero in questo senso.
Su questo ha giocato Marcello Simoni, ed è stato bravo a farlo, perchè gli intrighi che coinvolgono Giannotto Bruni e che scaturiscono dalla sua morte, sono davvero tantissimi.

Questo libro vi terrà incollati alle pagine e di sicuro vi farà venire voglia di leggere i due successivi, per scoprire come si concluderanno le vicende di Tigrinus e dell’abate nero.

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