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La cattedrale dei morti – Marcello Simoni

Di Lettrice Per Passione
10 min

«Il nostro Vitale […] Nell’interpretare gli indizi supera lo Zadig di Voltaire, ma quando si tratta di valutare le persone è sempre titubante.»

Gaspare, amico di Vitale Federici

Buon pomeriggio, lettori e lettrici!

Oggi vi porto alla scoperta di un libro di racconti scritto da uno dei miei autori preferiti, Marcello Simoni.

Ho conosciuto Marcello nel 2011, quando ha pubblicato il suo primo volume, «Il mercante di libri maledetti», ma mi sono innamorata della sua scrittura quando ha creato Girolamo Svampa.

Vitale Federici è uno dei personaggi di cui mi mancava fare la conoscenza.
Urbinate, discendente di una delle famiglie più importanti della storia italiana, i Da Montefeltro – sì, proprio quella a cui apparteneva Federico da Montefeltro, duca di Urbino – filosofo per vocazione, studia in una delle università più importanti dell’epoca e aspira ad avere una cattedra proprio lì.

Il libro si divide in tre racconti: «I sotterranei della cattedrale», «L’enigma del violino» e «La prigione delle anime».
L’arco narrativo si svolge tra il 1789 e il 1791, e come luogo di svolgimento abbiamo tre città all’epoca importanti: Urbino, dove si verificano le prime vicende, Roma per le seconde e nientemeno che Venezia per il terzo racconto.

Vitale Federici è un discepolo di padre Lamberti, docente presso le scuole pie di Urbino e studioso di filosofia, come detto poco sopra. Ha una mente acuta, che risolve enigmi e dipana indizi per poter raggiungere il suo scopo e risolvere casi che sembrano impossibili. A questo proposito, viene coinvolto nell’uccisione di padre Lamberti, che viene trovato morto all’interno della cattedrale di Urbino, la cui cupola è crollata e ha causato a sua volta un crollo del pavimento, scoprendo un ingresso sotterraneo. Padre Lamberti era convinto che sotto alla cattedrale ci fossero dei cunicoli segreti e, seguendoli, si sarebbe scoperto il ninfeo, un luogo perduto dell’antichità. Dicerie e superstizioni hanno voluto tenere segreto e obnubilato questo luogo, tanto da celare indizi su indizi per poterlo trovare. Si diceva che le ninfe fossero le muse della musica ma, si sa, la chiesa sul finire del Settecento era molto severa, tanto più che a Urbino era presente un legato papale, dal momento che i territori erano da poco stati annessi al suolo pontificio.
Le vicende proseguono, oltre a padre Lamberti vengono uccise altre persone e il mistero si infittisce. Riuscirà Vitale Federici a trovare il ninfeo e a dipanare la matassa di indizi per risolvere il caso, anzi i casi di omicidio? Un’accusa pende sulla sua testa e dovrà per forza di cose dare fondo al suo famoso acume.

Tre anni più tardi, proprio Vitale si trova a Roma, presso la casa del cardinale Doria Pamphilji: ormai la rivoluzione francese ha fatto il suo decorso, nel 1791 in Francia l’ancién regime è quasi un lontano ricordo, ma alcune tradizioni permangono. Vitale si trova al cospetto di una morte che si svolge in piena notte: un violinista, ospite a casa Doria Pamphilji per una serata di festa, organizzata per distrarsi dal caldo afoso, viene trovato morto nelle sue stanze, debitamente serrate e chiuse a chiave dall’interno. Una morte inspiegabile, che inizialmente viene considerata un incidente. Qualcosa, però, non torna a Vitale, dal momento che anche la sua amante, Giulia Carafa, muore la stessa notte. Il nesso tra le due morti sembra essere il violino! Cosa ha causato la morte dei due sfortunati? Cosa c’entra il violino in tutto questo? Vi basti pensare che persino la Massoneria e Cagliostro sono coinvolti in questa vicenda!

Il terzo ed ultimo racconto, invece, si svolge a Venezia, ed è interessato niente meno che Giuseppe Gradenigo, l’Inquisitore Rosso di Venezia. Vitale viene incaricato di svolgere delle indagini sull’omicidio di due uomini: don Iseppo Svampa (qui il mio cuore ha fatto un balzo, ma non è lo Svampa che amo), un diacono della basilica di San Pietro de Casteo, e Vettor Sartin, profumiere famoso in tutta Venezia. I due sembrano essere collegati da un’amicizia importante. E da una mattonella di terracotta di fattura bizantina. La stessa che collega anche alla morte della contessa Barnabotti. Cosa hanno in comune le tre morti? I corpi sono stati trovati solamente per metà, quella inferiore: tagliati di netto da uno strumento che non si riesce ad identificare, per chissà quale motivo. Anche qui le vicende di Vitale si intersecano al suo acume e allo sfondo di una città bella e terribile al tempo stesso, come può esserlo Venezia.

Marcello Simoni, anche in questi libri di racconti – che non sono i suoi unici – rapisce il lettore in un modo decisamente sublime, ti tiene incollato alle pagine e sì, è davvero molto bravo come scrittore, perchè si documenta: il periodo storico è accuratamente descritto, sebbene non ci siano riferimenti a date precise, ma il contesto è proprio degli anni in cui Vitale vive.

Rispetto agli altri romanzi e racconti suoi, questi tre forse li ho apprezzati un filo meno, ma perchè sono brevi, anche se le vicende sono davvero intriganti.

Nulla da eccepire, come sempre.

Ne consiglio assolutamente la lettura a chi è appassionato di gialli storici e non.

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