Home Narrativa Il violino del pazzo – Selma Lagerlöf

Il violino del pazzo – Selma Lagerlöf

Di Lettrice Per Passione
6 min

«Avrebbe suonato fino a ricprire di fiori tutto un prato, tutta una lunga valle, tutta una vasta pianura.»

C’è qualcosa che non mi ha convinta in questo libro.
L’ho letto con piacere, soprattutto perchè l’ho scelto per una challenge a cui sto partecipando e per la Svezia ho deciso di scegliere questa autrice.
Il libro è pubblicato da Iperborea, che si occupa di narrativa – e non solo – nordica, una casa editrice che io amo molto per le sue pubblicazioni, sebbene mantengano dei prezzi piuttosto alti per la maggior parte dei loro libri, ma comprendo questa scelta, dal momento che la carta utilizzata è differente rispetto a quella che si trova normalmente sul mercato e i formati non sono propriamente quelli ordinari.

Detto questo, non avevo mai letto niente di questa autrice, e devo dire che il libro è partito con un capitolo di premessa, ma poi ha subito ingranato con la storia di Gunnar, studente modello che però si è perso un po’ per strada a causa del suo violino, che gli viene requisito dal suo migliore amico, per poterlo far tornare sugli studi, perchè la proprietà di famiglia non darà sempre frutti, come aveva fatto con suo nonno.
Nonostante questa restrizione, Gunnar entra in possesso del suo violino, l’unico strumento che riesce a esprimere a pieno i suoi sentimenti e con il quale riesce ad estraniarli senza alcuna remora. Tra il suo pubblico, un pomeriggio, si trova Ingrid, una giovane accompagnata dal nonno cieco, anche lui violinista, che viene rapita soprattutto dalla sensibilità di Gunnar, che viene trasmessa attraverso il suono del violino. Ingrid si innamora di lui e lo segue fino alla sua tenuta, Munkhyttan, costruita dal nonno di Gunnar, che sta esaurendo le sue risorse e lui deve trovare un modo per poterla salvare o quantomeno per poter sopravvivere.

La storia di Gunnar è molto toccante: non sono argomenti che rientrano nelle mie corde, quindi forse è per questo che non mi ha rapita totalmente. È stata comunque una bella lettura, non lo metto in dubbio. Alla fine la storia d’amore che si sviluppa tra Gunnar e Ingrid non è di quelle canoniche, ma ti entrano nel cuore, perchè affrontano parecchi imprevisti, tra cui l’arrivo di Madama Cordoglio (uno dei personaggi che mi è piaciuto più di tutti, lo ammetto). Il suo ingresso nella tenuta di Gunnar su quella slitta nera mi ha totalmente rapita.

Il plauso che posso dare alla Lagerlöf è di aver intrecciato realtà e fiaba e ho fatto qualche ricerca su questa autrice che ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1909. Per essere un libro scritto alla fine dell’Ottocento (1899) è davvero qualcosa di spettacolare ed è stato questo, oltre al miscuglio di trama fiabesca, a farmi continuare il libro fino a concluderlo. La trama si intreccia agli usi e ai costumi di un Svezia del passato e mi è sembrato di ritrovarmi nel libro «Fiabe svedesi», sempre della stessa casa editrice.

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