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I Nibelunghi – a cura di Laura Mancinelli

Di Lettrice Per Passione
12 min

«Nelle antiche leggende son narrate cose stupende
di guerrieri famosi imprese immense
di feste e di letizia, di lacrime e di pianto
di lotte d’audaci guerrieri, di ciò vedrete narrar meraviglie.»

I Nibelunghi, I,1

Di questo classico della letteratura tedesca si può dire molto.
Per i classici io tendo ad adottare le edizioni Einaudi, perchè sono le più belle e soprattutto sono quelle più maneggevoli. Sia le traduzioni che, in questo caso, l’edizione curata, sono qualcosa di impeccabile: non mi hanno mai delusa.
Questa edizione in particolare, oltre a racchiudere i trentanove capitoli della Canzone dei Nibelunghi, è arricchita da un’introduzione ben articolata a cura proprio di Laura Mancinelli, da un capitolo di Note, in fondo al volume, e successivamente alle note, di un’appendice critica.

La vicenda dei Nibelunghi la conosciamo tutti, più o meno: scritta nel XIII secolo, è composta da due cicli che narrano di Sigfrido, eroe del momento, del suo amore per Crimilde, e delle imprese di Attila e Teodorico, cruente e avventurose. I Nibelunghi sono una stirpe di nani che vivono nelle viscere della terra.
Diciamo che, come ogni epica che si rispetti, la canzone dei Nibelunghi porta con sé varie vicende e vari temi: eroi che conquistano tesori, amori impossibili, intrighi di corte, imprese e duelli, oltre che ovviamente un pizzico di magia, in questo caso si parla di draghi ed oggetti magici.
Vengono affrontati vari temi, primo tra tutti quello del destino, il wyrd germanico, che permea tutto il poema, a partire dalle prime imprese di Sigfrido, al tesoro scoperto, alla spada magica, al mantello e all’anello che hanno poteri strabilianti, ai Nani che sono forgiatori di tutte queste meraviglie e altre ancora. Il destino è legato alla lotta di Sigfrido con il Drago, che qui non ha un nome, anche se in altre canzoni, come l’Edda Poetica, viene identificato con Fàfnir. La morte di Sigfrido, sempre decisa dal destino, innesca la rabbia di Crimilde, che porta a sua volta all’uccisione di tutti i personaggi, sempre attraverso intrighi di corte e sotterfugi, che vedono due popoli, quello dei Burgundi di cui fa parte Crimilde, in contrapposizione agli Unni, guidati da Attila.
Come vedete, è tutto collegato da un’unica tela, sebbene sia molto larga e si estenda per trentanove capitoli.

La vicenda, in breve – anche se è difficile definirla in breve – è la seguente: Sigfrido parte all’avventura e per conquistare Crimilde, di cui è innamorato, compie determinate imprese, che lo portano ad entrare in contatto con i Nibelunghi da cui ottiene la spada Balmung, il mantello che rende invisibili e l’anello che gli dà una forza sovrumana; una volta compiute queste imprese, torna alla corte dei Burgundi, e chiede in sposa Crimilde, sorella di Gunther, ma quest’ultimo acconsentirà alle nozze tra i due solamente se Sigfrido lo aiuterà a conquistare Brunilde, regina d’Islanda.
Brunilde impone tre prove a Gunther e Sigfrido, con qualche sotterfugio, riesce a fargliele superare tutte. Come concordato, Gunther permette a Sigfrido di sposare sua sorella. L’eroe dopo l’abdicazione del padre, ottiene la corona regale. Senza troppi giri di parole, i due sposi vengono invitati alla corte della regina d’Islanda e, in seguito alla rivelazione da parte di Crimilde dei sotterfugi adottati da Sigfrido per permettere a Gunther di conquistarla, scoppia una faida.
Brunilde vuole la testa di Sigfrido, che si difende strenuamente, ma Crimilde con l’inganno rivela ad Hagen, uno dei vassalli di Sigfrido, invidioso e avido, qual è il suo unico punto debole e lo colpisce proprio sulla spalla, con una freccia, a tradimento, nell’unico punto in cui può causare una ferita mortale. Una volta ucciso l’eroe, si appropria del suo tesoro e lo getta nel fiume, per impedire alla consorte di vendicarsi.
Da qui passano quasi tredici anni e gli Unni giungono a Worms: Attila chiede in sposa Crimilde, che acconsente, per il solo fatto di crearsi un esercito e vendicare la morte dell’amato Sigfrido. Le cose precipitano frettolosamente e finisce tutto in un bagno di sangue, perchè Hagen decapita il figlio di Attila e Crimilde, dando il via ad una faida che si conclude in numerosi combattimenti, spargimenti di sangue e guerre cruente. I Burgundi vengono uccisi dagli Unni in un’imboscata, Hagen viene decapitato, la sua testa mostrata a tutti. Il maestro d’armi di Teodorico (da Verona, badate bene a non confonderlo), Ildebrando, impazzisce d’odio per la morte del suo signore e così uccide Crimilde.
Il poema si conclude in questo modo: una tragedia dietro l’altra, praticamente.

La canzone dei Nibelunghi è un poema epico davvero bello, per quanto complesso: ci sono tantissimi temi che vengono affrontati. La religione – sono presenti sia cristianesimo che paganesimo – la guerra, l’amore, l’avventura, la ricerca del tesoro e via dicendo. Tutto si intreccia, come detto prima, grazie al destino.

L’introduzione di Laura Mancinelli spiega tutte queste tematiche in maniera approfondita, cercando di affiliare ad alcune di esse anche i vari personaggi del poema: sono davvero tanti, ma quelli principali li ho menzionati sopra, parlando della trama. Il mio personaggio preferito in assoluto è Crimilde, oltre che Sigfrido, ma amo più lei che lui, perchè rappresenta la donna in tutto e per tutto: dall’amore, alla vendetta, all’odio, all’ingenuità, all’invidia. Tutte sfumature che si colgono leggendo questo libro.

È un libro facile? No, non lo è, come tutti i poemi. Bisogna leggerlo con la dovuta attenzione, se si tratta di una prima lettura e sicuramente ci sono tutti i presupposti perché si possa leggere con calma: la suddivisione dei capitoli è omogenea. Alcuni sono brevi, altri invece lunghi. Alcuni sono più lenti, altri più movimentati. Tutto si amalgama alla perfezione.

Se vi piacciono le ambientazioni norrene, la ricerca dei tesori, la magia e la mitologia norrena, allora potete affrontare questa avventura. Io ve la consiglio sicuramente.

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